Da principio..
..fu il baratto, la forma più semplice e naturale di scambio, ovvero la cessione di un bene in eccedenza per un altro bene di cui si aveva necessità senza che venisse stabilito un valore per i beni stessi.
Si passò poi allo scambio vero e proprio di merci iniziando a dare loro un valore specifico. Con lo svilupparsi del commercio non era sempre facile avere a disposizione dei valori frazionabili, specialmente all’inizio quando la merce era costituita da animali (il termine «pecunia» deriva da «pecus» e cioè gregge, così come «capitale» deriva da «caput» ossia «bestiame») o da beni deperibili, fu dunque necessario passare a qualcosa che avesse un valore comunemente accettato perché riconosciuto.
Il primo denaro, a seconda dei popoli, assunse varie forme: semi di cacao,
pelli, sale (da cui il moderno «salario»), conchiglie, tutti esempi di unità di misura/calcolo per valorizzare gli scambi.
Con la nascita della metallurgia si fece un altro passo in avanti in questa direzione.
I primi metalli utilizzati furono il rame, lo stagno ed il bronzo, ma ancora sotto le più diverse forme come, ad esempio, dei veri e propri spiedi (l’«obolos» greco da cui «obolo»).
Il problema però era che ogni
volta bisognava pesarli per poterne stabilire il valore.
Nasce a questo punto come necessità, come naturale evoluzione, la moneta come standard per gli scambi delle merci, non deperibile e facilmente trasportabile.
Il denaro è ciò che è accettato dal mercato (e quindi è tale anche il sale od il capo di bestiame), la moneta è invece emessa da uno stato ed ha valore di denaro fino a quando è accettata per tale (la lira, non avendo corso legale, non è più accettata come denaro ma oggi equivale ad un pezzo di carta una sorta di reliquia monetaria).
La storia delle oche del Campidoglio che diedero l’allarme sventando un assalto dei Galli, da quel momento la dea Giunone, che su quel colle aveva un tempio a lei dedicato, assunse anche il nome di «moneta» dal latino «monere» ossia «avvertire».
Quando, verso il 269 a.C., nei pressi venne creata la prima zecca, questa fu messa sotto la protezione della dea e così il nome passò prima alla zecca stessa e poi a quello che veniva prodotto.
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Un conto salato
Prima dell’arrivo delle monete si pagava in natura, è una delle prime nozioni che si imparano durante le ore di storia, alle elementari.
Meno noto è il fatto che svariati cibi sono stati usati come moneta di scambio fino ai nostri giorni.
Per esempio, il sale.
Ai tempi dei romani i legionari potevano essere pagati in “sale”.
Il che spiega anche l’origine della parola salario, che deriva da ”salarium”, che i romani traducevano con “razione di sale”.
L’usanza di pagare con il sale era in voga anche nell’antica Cina. In Africa orientale, nel Medioevo, il sale era la principale forma di valuta.
In tempi più recenti il sale è stato usato come moneta nelle tribù remote
dell’Etiopia, per una sorta di tradizione: già nel XVI secolo, visitando il paese africano, gli esploratori europei notarono l’uso dei bianchi granelli come denaro. Le barre di sale usate per pagare, erano chiamate “amole”, dopo che la tribù Amole ne aveva introdotto l’uso.
Esempi storici di denaro merce
Quanto parmigiano vale?
La storia del parmigiano. Tra le notizie italiane che nel 2009 hanno colpito il New York Times, ce n’era anche una sull’uso di Parmigiano Reggiano come “valuta” o meglio come “garanzia”.
“La banca (il Credito Emiliano, ndr) – scriveva il quotidiano più letto negli
Usa – accetta il parmigiano come garanzia per i prestiti, aiutando a finanziare i produttori di formaggio in Italia del Nord durante la peggiore recessione dalla Seconda Guerra Mondiale. I due magazzini controllati dal Credito Emiliano dispongono di circa 440.000 forme del valore di 132 milioni di euro, ossia 187,5 milioni di dollari“.
Ti pago col tè.
Blocchi (o “mattoni”) di tè sono stati usati per secoli al posto delle monete in Cina, Siberia, Tibet, Turkmenistan, Russia e Mongolia, dove l’uso del tè come moneta corrente è durato fino alla seconda guerra mondiale circa.
L’imperatore cinese aveva il monopolio della produzione di tè come mezzo di pagamento. Il tè della migliore qualità era marrone scuro e conteneva esclusivamente foglie di tè fermentato.
I mattoni di qualità più povera erano di colore giallo scuro e contenevano rami, trucioli e fuliggine.
Fare mattoni di tè non era facile e richiedeva varie fasi: essiccazione, cottura e aggiunta di sangue di manzo, sterrato o farina come leganti.
Infine, prima di essere utilizzato, il mattone veniva messo a fuoco e invecchiato.
Vedere cacao, dare tacchino.
Nella lista delle monete commestibili non poteva certo mancare il cacao.
Nel 1545, il valore di scambio del cacao per prodotti vari tra gli Aztechi, nel Messico del sud, era il seguente:
- 1 tacchino = 100 fagioli di cacao;
- 1 uovo di tacchino = 3 fagioli di cacao;
- 1 avocado completamente maturo = 1 fagiolo di cacao;
- 1 grande pomodoro = 1 fagiolo di cacao.
Lo sappiamo grazie al Codex Mendoza (1541), conservato presso la Biblioteca Bodleiana dell’Università di Oxford.
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