Igiene personale: come lavarsi con poca acqua

Lavarsi con poca acqua è possibile? Si riesce ad avere una igiene sufficiente?

Senza addentrarci nello specificare cosa sia l’igiene (e certamente non è “odorare come una profumeria in un giorno di saldi!”), ti anticipo che è assolutamente possibile avere un buon livello di igiene pur diminuendo drasticamente il normale consumo di acqua.

Perchè dovrei lavarmi con poca acqua?

Le risposte secche sono due.

La prima è di tipo pratico ed è anche l’essenza del nostro impegno in ObiettivoRESILIENZA: essere in grado di fronteggiare con consapevolezza e maggior serenità possibili situazioni di disagio.

Essere preparati a mantenere un buon livello di igiene anche in caso di ristrettezza idrica (indifferente la causa) rientra in questo obiettivo.

Ti è mai capitato di dover stare qualche ora o qualche giorno con poca acqua per lavarti o addirittura senza acqua?

Un guasto nella rete idrica, un lavoro di manutenzione straordinaria o programmato o semplicemente un razionamento…

In caso di interruzione programmata, si viene avvisati per tempo e ci si prepara (qualche secchio di acqua, delle taniche, quello che serve per avere acqua per le funzioni principali per la durata prevista dell’intervento)

In caso di interruzione NON programmata?

Solitamente ci si adatta, si “tira la cinghia” e si va avanti con qualche comodità in meno.

Il problema si pone quando le ore di interruzione diventano giorni…

In queste circostanze può scattare una sensazione di panico, smarrimento…

Come abbiamo scritto in questo articolo, difficilmente queste emozioni assalgono chi sa cosa fare e soprattutto, si è preparato per tempo, con quello che può mettere in atto.

La seconda risposta è di tipo etico-ecologico.

La facilità di accesso che abbiamo all’acqua, ci fa perdere di vista la sua importanza.

Esistono luoghi del pianeta senza acqua corrente dove le persone spesso fanno quotidianamente chilometri per reperire una tanica d’acqua o la fila davanti ad un camion-cisterna.

lavarsi con poca acqua

Questo dovrebbe farci riflettere ed apprezzare ulteriormente la fortuna e la possibilità di avere acqua quotidianamente a portata di rubinetto.

Purtroppo tendiamo a dimenticarlo troppo spesso ed abusare di questo privilegio.

Ci sono diversi modi da imparare, per lavarsi con poca acqua, senza rinunciare alla qualità della vita.

Con questo articolo andiamo ad esplorare qualche soluzione utile sia per poter rivedere le proprie abitudini, in modo da economizzare l’acqua, sia per sapersi gestire meglio e con meno stress in caso di “poca acqua a disposizione”.

Doccia indiana

La doccia calda è piacevole, rilassa…

Ci staremmo tutti sotto delle ore.

Questo è di nuovo una possibilità data dall’acqua corrente.

Così facendo però, utilizziamo facilmente 35-50 litri d’acqua per ogni doccia (circa 5 minuti) ed alla lunga è molto dispendioso sia in termini in richiesta idrica che in smaltimento di acque grigie.

Un metodo molto semplice per mantenere un’igiene corporea di tutto rispetto è la cosiddetta doccia indiana.

Recupera:

  • un secchio da 5 lt
  • un recipiente con un manico, tipo tazza da tè.

 

Sono consigliati recipienti in acciaio, latta o plastica, che se cascano non si rompono, diventando pericolosi.

Riempi il secchio con acqua tiepida e usa il recipiente piccolo per raccogliere l’acqua per lavarsi il corpo.

E’ sufficiente una bagnata generale, seguita da una insaponatura e poi il risciacquo usando il recipiente piccolo.

In questo modo, con circa 3 – 5 litri d’acqua sei in grado di lavarti.

Doccia del marinaio

Analogo al metodo precedente, in termini di procedura, utilizzi il doccione della doccia.

Prende il nome dalle pratiche di igiene usate in barca a vela dove, durante la navigazione, la quantità di acqua dolce a disposizione per la doccia è molto limitata (1 o 2 litri massimo a persona al giorno).

Bagnati testa e corpo con il doccione per massimo 30 secondi.

Insaponati con il rubinetto chiuso, strofinando capelli, viso, busto, arti e genitali.

Infine apri l’acqua e sciacquati per massimo un minuto.

Alcuni consigli:

  • non aprire il getto di acqua al massimo, tienilo poco più del minimo;
  • tieni il doccione in mano ed inizia a risciacquarti partendo dalla testa per poi scendere verso i piedi;
  • usa saponi naturali, che son più facili da lavare (vedi sotto).

 

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Saponi

Per lavare, deve schiumare bene!

Più schiuma fa e più lava!”.

I saponi che utilizziamo hanno un impatto diretto sulla quantità di acqua che utilizziamo in casa.

In effetti, molti dei prodotti che vengono promossi dalle pubblicità, ci hanno convinto che la schiuma avesse chissà che proprietà igienizzanti.

Così buona parte dei detergenti in commercio sono pieni di agenti schiumogeni, che fanno tanto bolle per nulla, anzi a volte potrebbero essere anche dannosi.

Si, perchè i  prodotti ricchi di tensioattivi e agenti schiumogeni lavano tanto e troppo in profondità, risultando aggressivi anche nei confronti del film idrolipidico che la nostra pelle necessita per mantenersi in salute.

Per eliminare questi saponi è necessario molta più acqua, con le conseguenze in bolletta, senza ottenere un reale beneficio.

Pertanto, è meglio scegliere un sapone solido, a base naturale di olii tipo oliva, argan, cocco che detergono la pelle, lasciandola più nutrita.

Soprattutto non servono fiumi di acqua per asportare la chimica inutile.

 

I capelli

I capelli, specialmente quelli lunghi, hanno una richiesta d’acqua maggiore, anche perché, come visto per i saponi, gli shampoo in commercio sono generalmente molto “spumosi”.

Ti illustro un metodo per lavarsi i capelli molto pratico che può farti dimezzare l’utilizzo d’acqua.

In una coppetta o una tazza (250 cc ca) sciogliere un cucchiaio da minestra di bicarbonato di sodio.

Bagna i capelli ed in seguito, poco alla volta versa la soluzione di bicarbonato sulla testa ed i capelli.

Massaggia i capelli, in particolar modo il cuoio capelluto.

Quando senti che quest’ultimo è pulito, insapona il corpo e poi risciacqua tutto insieme.

Se hai bisogno di un balsamo, puoi usare un olio leggero, come quello di mandorle dolci per esempio.

Applicalo sui capelli ancora umidi.

 

Lo sciacquone

Il water è un altro grande consumatore d’acqua.

Come abbiamo visto in un articolo precedente, è responsabile di circa ⅓ dei consumi di acqua di un’abitazione.

Per quanto si sia diffuso il doppio tasto per lo scarico corto e quello lungo, in uno scenario di razionamento idrico, anche il tasto corto, potrebbe richiedere troppa acqua.

Oltre a qualche trucco già indicato nell’articolo citato sopra, un metodo semplice è quello di riciclare l’acqua usata in casa.

Ad esempio puoi mettere delle bacinelle dentro i lavelli del bagno, e della cucina, in modo da raccogliere l’acqua usata, per lavarsi le mani, i denti, le verdure, ecc.

Vicino al water va tenuto invece un secchio da 20 lt circa, nel quale svuotare le bacinelle.

Hai così a disposizione acqua per lo scarico.

Non è un metodo praticabile da tutti; ci sono limitazioni dovute allo spazio, odori, presenza di eventuali bambini etc.

Inoltre si tratta di avere un po’ un viavai di bacinelle, ma ci si può fare l’abitudine.

Solo con questo sistema è possibile dimezzare il consumo abituale di acqua per il wc.

 

WC a secco

Esiste un’altra possibilità riguardo al solito WC che conosciamo.

Ci siamo abituati all’idea che usare acqua per gestire le nostre deiezioni sia una grande soluzione.

In realtà è possibile solo perché a monte vi è un complesso sistema di fornitura e distribuzione dell’acqua e a valle un altrettanto complesso sistema di depurazione dell’acqua.

Inoltre a livello igienico, germi e batteri si diffondono molto meglio in acqua mentre sono molto più facili da controllare a secco.

È possibile realizzare un wc a secco che possa facilmente rendere inerti le nostre deiezioni senza bisogno di utilizzare acqua.

Si tratta di wc a secco e ne esistono di due tipi sostanzialmente:

Wc a lettiera bio-controllata:

il wc viene rimpiazzato da un supporto, anche autocostruito, a forma di cassone.

All’interno vi è un secchio di 30 lt, sul fondo viene creato un primo strato di 10 cm di lettiera, di solito segatura.

Ad ogni utilizzo, bisogna coprire con uno strato di qualche cm di lettiera.

In questo modo, urine e feci vengono assorbite dalla lettiera che neutralizza gli odori.

Ogni 2-3 giorni il secchio va svuotato: per chi ha lo spazio va bene anche la compostiera, altrimenti nei rifiuti organici.

La decomposizione assicura la produzione di un ottimo compost.

Wc areato:

Questo wc ha l’aspetto di un gabinetto qualsiasi, solo che al suo interno ha una separazione.

Verso la parte anteriore vi è una cuvetta per la raccolta delle urine che può finire in fognatura o in una tanica.

Nella parte posteriore vi è la raccolta delle feci che va a finire in un cestello.

Questo wc è dotato di un piccolo ventilatore, tipo quello di un computer, che consuma pochi watt, ma ha la capacità di essiccare le feci nel giro di poche ore.

Il secchiello può essere tranquillamente svuotato sul compost o nell’umido.

La marca più famosa di questo tipo di Wc si chiama “Separett” ed ha bisogno di una presa di corrente per il ventilatore con un tubo di sfogo verso l’esterno per espellere l’aria.

 

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Salviette umidificate

Per un uso saltuario ed in emergenza, le salviettine umidificate possono essere una valida soluzione per “darsi una pulizia”.

Con le dovute precisazioni: in commercio esistono decine di salviette differenti e ognuna con una sua peculiarità.

Sebbene negli anni la qualità delle salviette sia molto migliorata, rimane ancora difficile districarsi nella giungla di nomi e nomignoli che popolano la lista degli ingredienti.

Ad esempio sono quasi del tutto scomparsi interferenti endocrini (esempio parabeni), cioè sostanze in grado di interferire con l’equilibrio ormonale,ma a volte è presente un altro conservante critico, il fenossietanolo.

Il rischio, maggiore rispetto ai saponi, è che l’utilizzo non prevede un risciacquo, pertanto, quello che viene trasferito sulla pelle, li rimane.

Le salviettine sono composte in massima parte da acqua a cui si aggiungono sostanze lavanti.

lavarsi con poca acqua

Leggendo la lista degli ingredienti, più le sostanze sono in fondo alla lista, più sono presenti in bassissime percentuali.

In linea generale, il consiglio è di preferire i prodotti con l’etichetta più corta, ossia con il numero più limitato di ingredienti.

Le salviettine rimangono comunque utilissime, non solo quando si è in viaggio o fuori casa, ma anche in situazioni di contingenza domestica.

Ad esempio è molto utile e pratico averne qualcuna in auto o nello zaino o nella borsa.

Vanno però usate occasionalmente, e solo in momenti di necessario utilizzo. Non devono sostituire le soluzioni naturali, cioè acqua e sapone!

Ci sono servizi che conducono regolarmente test sui prodotti.

Di seguito vi segnalo due prodotti dalle ottime caratteristiche complessive, secondo un recentissimo test (luglio 2023):

Chicco salviettine detergenti

Fresh & Clean Baby Comfort

Un consiglio:

per preservare più a lungo l’umidità delle salviette dopo l’apertura, custoditele in un sacchetto di plastica (tipo quelli che Cuki gelo o dell’Ikea con la zip). Questo aiuta a ritardare l’asciugatura e aumenta la vita tecnica del prodotto.

 

Bagno nel lago o fiume

Un tuffo nelle acque fresche e limpide di un ruscello, fiume o lago sono un buon metodo per una rinfrescata generale.

Con l’aiuto di una manopola di cotone o una spugna, ci si può dare una lavata complessiva.

Il consiglio è di evitare l’uso di saponi, riservandoli ad un utilizzo più controllato, ovvero con le acque (grigie) che vengono raccolte in maniera appropriata.

Anche questo sistema non è per tutti e soprattutto è limitato dalla conoscenza di luoghi sicuri e dalle acque pulite.

 

Obiezione!

..ma l’acqua di un torrente o del lago, può essere molto fredda!

Vero, ma… ti sei mai informato sui benefici di un’esposizione al freddo?

C’è una letteratura scientifica molto vasta ed in continuo aggiornamento sul tema.

Inoltre, a Marzo di quest’anno abbiamo avuto come ospite, in due webinar Alessio Alfei, coach e preparatore atletico, nonché istruttore del Metodo Wim Hof.

 

Alessio sarà presente al nostro evento dal vivo, Harmonia, che si terrà dal 13 al 15 ottobre in Alto Adige ed insieme a lui faremo delle prove pratiche di esposizione al freddo.

Qui trovi i dettagli dell’evento e le modalità di partecipazione!!

 

Fammi sapere cosa ne pensi dell’articolo e, se hai esperienze da condividere, scrivile nei commenti

Ti aspetto ad ottobre, per incontrarti dal vivo e fare insieme un laboratorio sull’acqua!

a presto

Nicolò

 

 

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2 Responses

  1. Articolo molto interessante e da cui prendere spunto.
    Ho un dubbio sulle salviettine consigliate: non sono gettabili nel wc, quindi perché preferirle a quelle che invece sono biodegradabili?

    1. Buongiorno Chiara!
      grazie per il tuo commento 🙂

      Domanda interessante, ti rispondo io perchè sulle salviette mi sono occupato in prima persona.
      Ti spiego i motivi dietro questa preferenza.
      Premetto che mi sono concentrato sulle salviette per bambini, perchè di norma sono quelle che dovrebbero essere meno aggressive e che la scelta e dettata sopratutto da esperienze. Quindi quanto indicato non è detto che sia la soluzione migliore al mondo! 😉

      In linea generale non esistono salviettine eco-sostenibili o amiche dell’ambiente. Quasi tutte, se non tutte, come ogni prodotto usa e getta pesa sull’ambiente e meno si usa meglio è.
      Come regola generale, tutte le salviette usate vanno smaltite nei rifiuti indifferenziati, anche se sulla confezione potrebbe essere riportato diversamente (ma sono pochissime quelle che hanno questa indicazione). Questo perchè diversi test hanno dimostrato che il materiale delle salviettine ha tempi di degradazione lunghi e nel mentre intasano scarichi e sovraccaricano i depuratori.

      Il termine biodegradabile potrebbe trarre in inganno: un materiale è biodegradabile quando, ad opera di microorganismi come i batteri o degli agenti atmosferici, si scompone in molecole semplici.
      Quasi tutti i materiali si degradano, ma la differenza è quanto tempo impiegano a farlo.
      Una norma europea (UNI EN 13432:2002) specifica che un prodotto possa essere etichettato come biodegradabile solo se il 90% della decomposizione avviene entro 6 mesi. Ma non significa che posso gettarlo ovunque.

      Significativo è l’esempio di Londra.
      I cittadini di sua Maestà utilizzano ogni anno circa 11 miliardi di salviettine umidificate e, spesso, queste finiscono nel wc e nella rete fognaria, andando a causare degli accumuli assai disgustosi. Leggi questo articolo del 2021: https://www.bbc.com/news/uk-england-london-56124639

      Mi risulta esista un marchio di salviette (WaterWipes, guarda caso inglese) che rispetta un elevato standard di compostabilità e biodegradabilità; oltre la UNI EN 13432:2002 nel loro sito riportano altri standard (ASTM D6400 e ISO 17088). L’azienda stessa, però, precisa che le salviette usate non posso essere compostate.
      Inoltre, nella lista ingredienti, contengono un disinfettante (benzalkonium chloride) che è sconsigliato.

      Tirando le somme:
      considerando che tutte le salviette è meglio gettarle nei rifiuti, considerando che si tratta di un uso saltuario ed emergenziale, considerando che è preferibile che contengano meno porcherie possibili (perchè poi mi rimangono sulla pelle fino ad un risciacquo), siamo arrivati al perchè di quei due prodotti. (volendo ci sono anche le HIPP mani e viso, ma non avendole provate personalmente, non ti saprei dire.)
      Sempre con la considerazione che i prodotti cambiano, le aziende migliorano (o peggiorano) e quello che oggi va bene, domani potrebbe non adar più bene.
      Quello che importa sono i punti principali per i quali si fa una scelta sulle salviette: comodità e meno porcherie possibili!
      Carlos

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