Da diversi anni ci siamo indirizzati verso una società fortemente medicalizzata, ovvero verso una società nella quale i problemi non medici vengono definiti e trattati come problemi medici, che richiedono spesso cure mediche e dove per ogni minimo disagio si ricorre al farmaco.
Si creano ad hoc le malattie. Con il passare del tempo i range di normalità degli esami del sangue, ad esempio per il colesterolo, sono stati abbassati più e più volte, in modo da aumentare il numero di persone che necessitano di trattamenti farmacologici.
Gli individui diventano tutti potenziali pazienti, e i pazienti diventano consumatori fidelizzati…
Pochi sanno che le multinazionali farmaceutiche hanno come obiettivo annuo di incrementare gli utili del 10%.
Una società medicalizzata ha numerose conseguenze sociali. Tra queste la “patologizzazione del normale” e delle differenze individuali, soprattutto quando sono valutate minimizzando il contesto sociale e politico in cui le persone vivono.
A partire dagli anni ‘90, le strutture del sistema sanitario, sono state ulteriormente sottomesse ad un diktat economico il cui scopo, molto spesso, era ed è ancora unicamente quello del profitto.
Questo processo ha portato con sé una standardizzazione e depersonalizzazione dei decorsi clinici basate su “protocolli” che vincolano tutti i medici, pena l’esclusione dalla professione medica.
La pressione di ottimizzazione e innovazione industriale-tecnologica, mossa da grandi interessi economici, agisce ininterrottamente e massicciamente sulla medicina.
La stessa immagine dell’uomo come macchina e degli ospedali quali “aziende di riparazione” è sempre molto forte, nonostante molti sforzi di approfondimento e rinnovamento della medicina ed un ampliamento scientifico-spirituale.
Questa medicalizzazione della società, che Illich analizzava già nel lontano 1976, denunciando l’inutilità e la dannosità del sistema medico impostosi nelle società capitalistiche (“modo di produzione industriale” è la sua definizione), è oggi particolarmente accentuata.
Abbiamo altresì visto come una sistema di questo tipo può essere piegato a uno strumento di governo autoritario della società.
Quando tutta una società si organizza in funzione di una caccia preventiva alle malattie (fino a crearle a tavolino), la diagnosi assume allora i caratteri di una epidemia…L’individuo è subordinato alle superiori “esigenze” del tutto, le misure preventive diventano obbligatorie, e il diritto del paziente a negare il consenso alla propria cura si vanifica allorché il medico sostiene che egli deve sottoporsi alla diagnosi non potendo la società permettersi il peso d’interventi curativi che sarebbero ancora più costosiIvan Illich, Nemesi medica, 1976
Il “bene della società” viene prima del bene del soggetto, e questo è l’inizio della negazione dei diritti di autodeterminazione di ogni individuo.
Ricercare l’autosufficienza nell’ambito della propria salute sta diventando una necessità.
Abbiamo infatti visto come sempre più spesso i ricatti sociali si basino su dei tanto vaghi, quanto improbabili dal punto di vista biologico, concetti di salute pubblica.
Si dovrebbe iniziare un percorso di consapevolezza.
Un viaggio che ci riconduca verso una medicina umanistica in grado di “rendere l’uomo capace di far fronte alla vita in modo autoresponsabile” (Illich) e non di schermarlo dalla vita.
Per riconoscere e non farsi ingannare dai sotterfugi del bizzarro dottor Knock, (personaggio della Commedia del grande drammaturgo francese Jules Romains).
Seguendo il prorprio mantra “Gli individui sani sono dei malati che ignorano di esserlo”, il dott. Knock mise in piedi un astuto piano di educazione sanitaria, instillando negli abitanti di un piccolo villaggio sulle montagne francesi la convinzione di essere affetti dalle più disparate malattie…
Questo approccio più umanistico richiede un’altra medicina, costruita in modo diverso, metodologicamente e contenutisticamente ampliata.
Una medicina con una impostazione non solo patogenetica (“come origina la malattia?”), ma anche salutogenetica (“cosa rende possibile la salute?”).
Una medicina che rafforzi e non indebolisca gli uomini.
Questa sfida l’abbiamo raccolta nella Community. Dove approfondiamo il tema della salute, come diritto e dovere di ogni individuo, fornendo indicazioni semplici ed efficaci per intraprendere questo fondamentale percorso verso l’emancipazione da un sistema che tende a renderci succubi e deboli.
Per essere chiari, la medicina allopatica, ortodossa, ufficialmente riconosciuta, fa un buon lavoro in alcuni casi.
Se, a causa di un incidente grave, mi ritrovassi con il cranio aperto, stai pur certo che desidererei ricevere la cure che essa offre.
In una emergenza, la sutura di una arteria interrotta o dei farmaci salvavita per impedire ulteriori danni organici che porterebbero a morte sicura, ben vengano.
Quando però si tratta di malattie croniche, il quadro è molto diverso.
Qui vediamo, molto spesso, il professionista tradizionale che tratta il sintomo della malattia, non cura il paziente, non lo libera dalla malattia, perchè non è funzionale alla società medicalizzata.
La medicina ortodossa si concentra prevalentemente sul trattamento del sintomo della malattia, e molto poco sulla prevenzione.
Nella Community, entriamo nel dettaglio dell’uso di rimedi naturali, del cibo che cura, della preparazione dei vegetali fermentati, della fortificazione del nostro corpo attraverso delle buone pratiche di vita.
Tutte indicazioni e ricette testate da noi, dai nostri familiari, dai nostri amici, il più delle volte frutto di intense ricerche e sperimentazioni (da parte di Elena, biologa sperimentatrice e ricercatrice), con risultati a volte sbalorditivi sullo stato di salute.
Evidenti soprattutto in soggetti anziani e con patologie croniche anche gravi e invalidanti.
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