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Gli 8 patrimoni della Resilienza

Gli 8 patrimoni della Resilienza

Nel paragrafo precedente abbiamo accennato al fatto che la resilienza è un’attitudine, una forma mentis, basata su consapevolezza, preparazione ed azione.

Pertanto è plausibile affermare che essa aumenti, all’aumentare della consapevolezza, della preparazione e dell’azione.

In tema consapevolezza, vorrei proporre un approccio interessante alla resilienza.

Il sistema Resilienza

In un articolo del 2011 intitolato “8 forms of capital”, l’autore, partendo dai principi della permacultura, si immagina un sistema finanziario riprogettato in maniera da assomigliare ad un ecosistema, nel quale considerare come risorse di valore non solo il denaro, ma anche altre risorse che, come il denaro, possono essere raccolte, guadagnate, acquisite e scambiate.

Facendo un parallelismo, proviamo ad immaginare la Resilienza come sistema composto da diverse risorse e capacità.

Un individuo od una comunità aumentano la propria resilienza quando incrementano le proprie capacità e/o le proprie risorse.

Ciascuna di queste risorse e capacità potrebbero essere definite come un Patrimonio, cioè l’insieme delle ricchezze, dei valori materiali e non materiali di appartenenza all’individuo o alla comunità.

Questi patrimoni della resilienza hanno un valore reale e possono essere scambiati tra loro o accumulati.

Ci troveremo quindi davanti ad un sistema, che potremmo rappresentare con la figura che segue.

I patrimoni

  • Il patrimonio finanziario è quello più intuitivo da comprendere. Si tratta dei soldi, le entrate (redditi, rendite, etc.) e le uscite (spese, debiti, etc.).
  • Il patrimonio sociale si riferisce alle nostre relazioni siano esse private o pubbliche. Le relazioni che abbiamo con parenti e amici o quelle che abbiamo per motivi professionali o per necessità: scambio di favori, soddisfacimento di bisogni etc.
  • Il patrimonio biologico si riferisce alla flora e fauna che ci circondano oltre al nostro corpo ed alla sua integrità psico-fisica, che è fortemente connessa con la natura e l’ambiente circostante.
  • Il patrimonio materiale si riferisce a oggetti tangibili, come edifici, materiali da costruzione, strumenti di lavoro, cibo conservato, computer, impianti solari e automobili.
  • Il patrimonio di conoscenze include le cose che conosciamo, che sappiamo fare o sappiamo insegnare.
  • Il patrimonio emotivo e spirituale è misurato dalla nostra capacità personale di affrontare i problemi e di resistere alle tempeste interiori e ai drammi esterni rimanendo calmi e centrati. In questo contesto sarà espresso dalla nostra salute mentale, empatia, razionalità, capacità di concentrazione di rimanere aperti e amorevoli (specialmente durante i periodi turbolenti).
  • Il patrimonio culturale è definito sia dalle cognizioni intellettuali che l’individuo acquisisce e rielabora autonomamente, sia il complesso di principi e fondamenti della comunità di appartenenza. Nella storia, si è visto che alcune comunità, hanno reagito meglio di altre alle avversità, dimostrandosi più resilienti.
  • Il patrimonio di tempo si riferisce al bene verosimilmente più prezioso che abbiamo, poiché non rigenerabile e che dobbiamo allocare saggiamente ed essere in grado di rispettare.

 

Questo approccio, offre una panoramica allargata, implementando ed amplificando il concetto di resilienza.

Viene così scardinato l’erroneo assunto che posso essere resiliente solamente se ho denaro con cui poter comprare tutto quello che mi serve per affrontare le avversità e prepararmi.

In realtà l’aspetto finanziario è una delle diverse componenti componente.

Un mix equilibrato di questi patrimoni è la corretta chiave di lettura per rinforzare la propria resilienza.

Il peso da dare a ciascuno dei patrimoni della resilienza è un aspetto molto personale che dipende dal proprio punto di partenza e dai propri obiettivi.

Questo peso, inoltre non è definitivo, ma può variare nel tempo. Un po’ come funziona con un patrimonio finanziario, i cui assets vanno ribilanciati nel tempo, al variare delle condizioni di mercato.

Ad esempio, se in questo momento ho un patrimonio di conoscenze e sociale molto basso, magari mi dedicherò ad imparare qualcosa di utile (riparare oggetti, oppure come coltivare la terra) e ad accrescere la mia cerchia di conoscenze, frequentando eventi/meeting o luoghi dove poter familiarizzare con persone oppure provare a scambiare qualche parola in più con il panettiere o il macellaio o il fruttivendolo del quartiere/paese.

Potrebbero nascere nuove amicizie o si saprebbe a chi chiedere qualche consiglio specialistico, dovesse servire.

Con questa visione più ampia è possibile avere una migliore percezione della propria situazione attuale e capire meglio quali sono le lacune da dover colmare.

Potremmo scambiare qualche patrimonio di cui abbondiamo con qualcuno di quelli che ci mancano, oppure trovare persone, in sintonia con noi, fornite di quei patrimoni che deficitiamo e con le quali avviare un rapporto di mutuo scambio e supporto.

Scambiare patrimoni significa anche riuscire a soddisfare dei bisogni, offrendo qualcosa che abbiamo o che sappiamo fare, in cambio di qualcosa che ci serve. Questo perché, come visto in precedenza, l’uomo ha una serie di bisogni fondamentali da soddisfare per poter assicurare la propria sopravvivenza.

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